(Parigi 1867-1956) filosofo e scrittore francese. Condusse una tenace polemica contro ogni atteggiamento romantico e contro l’arte emozionale, il bergsonismo e l’irrazionalismo in genere. Nella sua opera più celebre, di immediata e duratura fortuna, Il tradimento dei chierici (La trahison des clercs, 1927, riedita con una importante introduzione nel 1946, ma già seguita nel 1929 da un essenziale complemento, La fine dell’eterno, La fin de l’éternel), censurò gli intellettuali che, rinunciando alla disinteressata ricerca della verità, avevano politicizzato la propria attività e optato per la mozione degli affetti; criticò quindi ogni forma di settarismo, di nazionalismo e di esasperato individualismo. Neoilluminista e difensore della classicità, fu ostile alle nuove tendenze della letteratura, accusandole di alessandrinismo, di decadentismo e di oscurità. Opere principali in tal senso sono Dialoghi a Bisanzio (Dialogues à Byzance, 1900), Il bergsonismo o una filosofia della mobilità (Le bergsonisme ou une philosophie de la mobilité, 1912) e, soprattutto, La Francia bizantina o il trionfo della letteratura pura (La France byzantine, ou le triomphe de la littérature pure, 1945). In altre opere, come il Discorso alla nazione europea (Discours à la nation européenne, 1933), B. affrontò il problema dell’unificazione europea, affermando la necessità di creare una coscienza culturale unitaria.